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Durum
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Avventure di uno qualsiasi - Segreti nella corte
Post #1
Avventure di uno qualsiasi - Segreti nella corte
Passai un giorno di quiete al mare dopo la tempesta con la zietta e la Vale, poi una mattina mi sveglia, c'erano rumori in cucina. Scesi le scale, entrai in cucina, sapevo già che poteva solo essere la zietta, ed invece no, era Evelina. La zietta gli aveva detto di passare a farmi la colazione, poi chiedermi se andavo in un indirizzo a prendere delle cose da un suo amico. Evelina di solito era vestita con pantaloni e magliette o canottiere ginniche, quella mattina invece aveva dei fuseaux bianche, attillati, che faceva vedere sotto che non portava mutandine o perizoma, come maglia aveva una camicia a maniche corte con una grossa scollatura, ovviamente non portava il reggiseno. Come tutte le mattine ero in tiro, ed è inutile dirlo, chiunque mi avesse toccato l'uccello quella mattina avrebbe trovato un arma carica. Lo sguardo di Evelina si fissò subito sul mio pacco, io la guardai, sorrisi, ma non dissi nulla. Non era male, e ora che l'avevo vista nuda dopo una scopata, dopo che anche lei mi aveva visto nudo, la vedevo sotto una luce diversa, ma qualcosa ancora non mi faceva venire la voglia di tirarlo fuori se non fossi stato provocato. Mentre mangiavo iniziò a parlare, stava seduta sulla sedia, ma sulle ginocchia, inarcata in avanti per farmi vedere sotto la camicetta la propria mercanzia. "Vedo che sei in forma stamane, ieri ti abbiamo visto andar via presto e rientrare tardi" "Son andato al mare" "Hai fatto bene" Si alzò per prendere un bicchiere, passando con una mano mi sfiorò dietro le spalle, era quello che stavo aspettando. Mi alzai di s**tto seguendola, una falcata e la raggiunsi, senza dir nulla misi le mani sui fianchi e abbassai i fuseaux in un colpo solo e quel tanto che bastava per avere accesso alla sua fichetta e con un colpo secco la penetrai. Lei emise un urlo di dolore, poi cominciarono i gemiti di piacere. " Dai prendimi, scopami, fino in fondo, fallo come hai preso zietta." Non avevo un ritmo increscendo, la martellavo, avevo la cappella in fiamme, ed essere entrato così, sentire la fica aprirsi e il suo corpo diventare duro mi fece eccitare ancora di più, non durai molto, l'eccitazione era troppa, difatti: "Girati troia che ti sborro quelle tette che ti ritrovi." Feci una bella e copiosa venuta, quasi tutti gli schizzi erano sulle sue tette, tranne un paio che gli presi il collo e la camicia. Rimase a massaggiarmelo con la lingua, proprio come fece la zietta, finche il cazzo non divento flacido, poi me lo rimise nelle mutande e con una maniera di fare da attrice si diresse verso il bagno a pulirsi. Finito il suo lavoro uscì di casa senza nemmeno la camicetta chiusa, disse solo ci vediamo a cena e se andò. Mi preparai e decisi di uscire, in una volata in moto raggiunsi il bar, dove c'erano i miei amici intenti a vincere a carte contro Luigia che stava giocando nel tempo libero visto che in bar non c'era nessuno. "Ciao Inciù, proprio te avevo bisogno, mi han lasciato un messaggio, è nella busta gialla." "Ciao Luigia, questa? Nel cassetto sotto la cassa?" "Si bravo." Non vi era scritto nulla sulla busta tranne V e D, era Valentina, usavamo queste cose per lasciarci messaggi all'oscuro di sua madre. Andai fuori già col casco in mano, di solito era per un appuntamento da qualche parte in paese o nelle campagne, lei non aveva moto o motorino quindi dovevamo stare nelle vicinanze, e quando usciva lasciavo a casa la moto per stare in bici affianco a lei. Mi misi in sella, aprii la busta, e vi era invece una lettera, di alcune righe. Ciao Inciù, scusa se non ti chiamo, ma mia madre mi sta molto addosso in questi giorni come hai visto. Devo andare a Torino da mio padre, resto via una settimana, forse due, ci vediamo quando torno che andiamo al mare. Tua Vale. Rimasi fermo in moto, col casco appoggiato sul serbatoio, andai per rientrare in bar, ma lo stomaco mi si contorceva, tornai sulla moto. Dovevo andare a fare quella commissione, decisi quindi di andare. Dovevo andare un paio di paese dopo il mio, quindi era un buon motivo per guidare e non pensare ai fantasmi della Vale che se en andava per qualche settimana. Arrivai all'indirizzo, non sapevo che era lui, ma sapevo chi era. Ero da un signore, uno famoso per non essere una persona affidabile, un mezzo furfante, aveva una agenzia investigativa, diceva, in realtà faceva il guardone nei luoghi della camporella, poi alla fine non finiva mai un caso, dicevano, cosa ci facevo lì per conto di mia zia? Mi diede una busta, la misi nel piccolo bauletto porta documenti della mia moto e tornai a casa, bussai alla porta di mia zia, ma nulla, non c'era. Allora pensai di darla ad Evelina, andai nella sua dependance, la scala era aperta, andai su, la porta era aperta, sentivo delle voci dal salotto, il divano era proprio dietro il muro dell'entrata, entrai, speravo di beccarla con Luis, un porno in diretta mi avrebbe distratto. Invece erano lei e la zietta, una sopra l'altra, che si leccavano la fica. Ad essere sotto era Evelina, la sua fiche ela vedevo bene ed era fradicia, avevo bagnato anche il divano. La zietta le avevo messo dentro anche tre dita e con la lingua leccava il clitoride, ogni colpo di lingua era un mugolio di Evelina che partiva dal profondo di lei. "Evelina, abbiamo uno spettatore" Mi ero avvicinato troppo, zietta mi aveva visto, ma non si fermò e non ricevette risposta. Mi avvicinai ancora un pò e tirai fuori il cazzo. "Eh no caro, sto giocando e divertendomi con una fichetta, aspetta il tuo turno o fatti una sega stando sulla poltrona" Così feci, mi abbassai i pantaloncini e mi misi sul divano a segarmi, guardando i corpi delle due donne che godevano . L'unica cosa che disse Evelina fu di non sborrare sul divano. Continuarono per un dieci minuti abbondanti, ed io mi segavo con calma, fino a che sentendo le loro voci mugolare all'apice della lussuria, all'apice dei corpi presi dai fremiti del piacere causato dai loro orgasmi sborrai pure io. Rimanemmo in silenzio ansimando, poi la zietta si avvicinò a me, mi passò un dito sugli schizzi che erano andati sulla mia pancia, e me la sparse fino al collo, poi disse:" vai a casa, pulisciti, che fra poco è il tuo turno." Andai subito in casa, in doccia, mi lavai velocemente e sommariamente, poi una volta fuori dalal doccia andai in salotto, la porta si stava aprendo, ed era lì, nuda, senza nemmeno uno straccio addosso. Teneva solo uno di quei collarini neri che andavano di moda in quel periodo. Non disse nulla, si mise in ginocchio fra le mie gambe, comincio a succhiare, lentamente. Avevo la cappella che bruciava, mi ero appena fatto una sega, dovevo riposarmi un attimo, ma no ne avevo il tempo. Il cazzo finalmente diventò duro, si mise in piedi, mi tirò un po' in fuori dal divano dove ero seduto e con le mani socchiuse le mie gambe. Poi si mise sopra di me, e si abbassò, tenendo con una mano il cazzo. Era appoggiata con la fica sulla mia cappella turgida, faceva dei piccoli movimenti strusciandosi le labbra, poi trovò il punto giusto e scese ulteriormente penetrando sim ed emettendo un mugolio di piacere. Cominciò la cavalcata, da piano, sentendo tutta l'asta del cazzo, a volte usciva dalla fica, ma velocemente si ripenetrava, io le tenevo le mani sulle tette e gli leccavo i capezzoli duri, questo le dava ancora più piacere. Poi sbirciai verso la fichetta e vedevo che il mio cazzo spariva dentro di lei, dentro al fichetta rasata e rossa dal piacere ricevuto da Evelina, scesi ancora con lo sguardo e vidi che le sue gambe erano tese, si muovevano agilmente ma erano tese, i nervi dei talloni erano tirati al limite, stava avendo un orgasmo. Difatti aumentò il ritmo, ora non cercava più di sentire l'asta fino in fondo, voleva solo sentire che il cazzo la sfregava dentro, sulle labbra della fica. Cominciava a essere sempre più rossa in viso, le vene si ingrossavano nel collo, stava per scoppiare. Non si stava più trattenendo, cominciò ad urlare dal piacere, ed io a sentire sempre più suoi umori che scendevano sulle mie palle, mentre il cazzo era sempre più duro dentro di lei. Sborrai, sborrai meno violentemente di due giorni prima ma lo feci, e misi le mani sulle sue cosce per sentirla contro di me, per sentire il mio cazzo che era sempre più affondo a lei. Non feci tempo a raccapezzarmi che si alzò, vidi della sborra uscire dalla fica, e lei la lasciò cadere a terra, non se ne curò minimamente, poi si inarcò e venne vicino al mio orecchio destro e mi disse: "Non raccontare a nessuno di me ed Evelina." Poi se ne andò come era arrivata. Dopo un ora presi il marsuppio dove dentro vi era la busta di Valentina e dell'investigatore. Ero curioso, vidi che non era chiusa, quindi la aprì. Dentro vi era scritto questo: Ricerca effettuata, coniugi deceduti. Investigazione in corso obiettivo due. Saldo da effettuare in data 01/07/96 Quella cosa non mi piaceva, non sapevo cos'era. Ero ormai maggiorenne, ma certe cose non erano ancora chiare. Pensai di andare a dargli la lettera, ma suonò il telefono, risposi. "Pronto?" "Ciao Inciù, sono Luigia, puoi venire al bar verso mezzogiorno? Ho bisogno" "Ok, vengo subito se vuoi?" "No, alle dodici" " Ok, a dopo" "Ok, grazie caro, a dopo" Mancava meno di un ora, mi lavai, cambia vestiti, presi la moto e via. Arrivato in bar non c'era nessuno tranne Secondo, l'ubriacone del paese, e Giovanni, il matto del paese, aveva l'abitudine di palpeggiare le tette delle donne, soprattutto anziane, lo fece anche con Luigia, pensai che forse ero lì per evitare guai a lei. "Voi due, uscite per favore!" "Ehi Lù!? Che c'è?" "Ascolta Inciu, non dovrei dirtelo, ma oggi la madre di Valentina ha detto che staranno via fino a settembre. So che c'era scritto nella lettera,Vale ha chiesto a me cosa scrivere." Il vuoto che mi avvolse. "C'è un'altra cosa che devi sapere, prima, ti ha visto dall'investigatore, sua madre fa pulizie in casa li vicino, è venuta qui per parlarti e sapere cosa ci facevi." "Niente, era una lettera per mia zia. Ho letto velocemente, parlava di coniugi morti e investigazione obiettivo due." "Stai attento, tua zia non è come sembra. La conosco da tempo, stai attento, state attenti in casa" "Va bene Lù, grazie. Ma io devo beccare Valentina." "Prova a correre alla stazione del treno, parte alle 12:25, hai venti minuti." Corsi fuori, la stazione dei treni era nel paese vicino, venti chilometri da fare in un fiato solo. Saltai in moto, e mi sembra di essere Kocincki per davvero, arrivai, ma era tardi. Stava salendo, non mi feci problemi ed entrai in moto dal fianco della stazione dove vi era il passaggio pedonale. Arrivai fino alla carrozza, sbattei le mani sul vetro,lei mi vide, era scura in viso, abbasso il finestrino e mi disse: "Vattene, vai via." "Ma cosa dici?" "Vattene, segui i tuoi sogni, sei bravo in quello, ribellati come sai fare tu, fai quello che ti pare, ma vattene. Vai via." E mi lanciò un suo nastro per i capelli. Il capo stazione venne da me per allontanarmi. "Hei tu con quella moto cosa ci fai?" Il treno ebbe l'ok e si inizio a muovere. Sapevo che era un treno che faceva tutte le stazioni fino a Bologna, saltai in moto e ripartii a tutto gas. Affrontavo la strada come se non ci fosse stato un domani. Ad un certo punto, su un cavalcavia che passava sopra la strada del mare in uscita vi era una curva abbastanza secca, ed una mota a causa delle radici di un vecchio albero che ora non vi era più. La presi in pieno, la moto era un 125, moto leggera, e quella mota fu abbastanza per non farmi mantenere la strada, la moto si impennò e mi scappò verso il centro della strada, fiondando la moto verso il guardrail. Io caddi indietro sul lato destro e cominciai a rotolare. Dopo una manciata di secondi mi rialzai di s**tto,avevo paura di finire come un mio amico di infanzia andato a vivere a Verona, schiacciato da un auto, mi guardai attorno e non vi era nessuno per fortuna, provai a camminare, ma sentivo bruciare un po' ovunque. Mi guardai e avevo gran parte del fianco destro sbucciato e sanguinolento, cercavo la moto. Si era schiantato e incastrata sotto il guardrail, la forcella anteriore era rotta. Per fortuna, non aveva preso fuoco, non perdeva benzina. Nel vano porta oggetti vi era il cellulare, uno dei primi. Lo usai per chiamare Luigia e i miei per avere assistenza. La mia estate era rovinata. Mi diedero almeno due settimane per guarire dalle abrasioni e un mese per il colpo alla spalla destra. Una volta a casa, poi constatare che la moto era messa male, da recuperare era quasi impossibile. Ero appiedato, senza la Vale. Mi interessava solo di quello, non avevo nulla in mente. Neanche mi ricordavo della zietta ed Evelina. Mio padre mi prese in disparte e mi chiese della lettera che avevo ancora nel bauletto, gli raccontai le cose raccontabili, lui mi guardò e disse. "Sei grande ora, tua zia, non lo è di sangue, e credo che stia cercando i suoi genitori, ma non solo. Non dire nulla a nessuno, se dovesse chiedere tu digli che hai perso la lettera nell'incidente. A giorni ti farò aggiustare la moto. Hai capito?" "Si, capito." "ok quando starai bene ad agosto se vuoi tornare là torna, ma tieni gli occhi aperti." Tornai poco prima di agosto, ma la zietta ora non mi convinceva. Col ritorno dei nonni era tutto come prima, solite rotture, ma aleggiava un aria strana. Decisi di tenere su le chiavi sulle porte. Anche perché in casa avevo trovato le mie cose spostate, qualcuno aveva cercato qualcosa. |
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