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Io e mamma

 
Post #1


Io e mammaNonostante da allora siano ormai trascorsi molti anni, mi ricordo di quel pomeriggio come se tutto fosse successo ieri.Eravamo alla fine di luglio e in città c'era un caldo da scoppiare. Alla cinque avevo come al solito lasciato la fabbrica di strumenti medicali dove lavoravo come tecnico ed ero andato al baretto dove di solito incontravo gli amici, ma quel giorno, forse a causa del gran calore, non c'era anima viva.Non c'era neppure Osvaldo, il padrone del bar, col quale fare due chiacchiere; dietro il bancone c'era Annetta, sua figlia, una tipa insignificante che da un po' di tempo mi faceva gli occhi dolci.Mi feci servire una bella birra ghiacciata, e quando la ragazza si avvicinò al mio tavolino con l'ordinazione mi accorsi per la prima volta che se di viso era insignificante, di corpo era invece un bel pezzo di figa, alta il giusto, con due belle tette che puntavano i capezzoli dritti contro la maglietta di cotone, un bel culo rotondo e sporgente ed un paio di gambe, lasciate bene in vista da una corta minigonna, da fare invidia ad una soubrette della tivu.La invitai a sedersi con me, e tra l'afa e la calura della giornata che risvegliavano i sensi, la birra bella fresca e il bar deserto, dopo poco mi ritrovai con entrambe le mani sotto la sua minigonna ad accarezzarle le cosce.Io sono uno che parte veloce per la tangente e dopo un paio di minuti di smaneggiamenti tra le sue cosce e dopo averla baciata in bocca lingua contro lingua mi sbottonai la patta ed estrassi l'arma, dura da scoppiare, invitando Annetta a darsi da fare.Ma lei, anziché impugnare la mazza o, meglio ancora, anziché abbassarsi con il viso all'altezza del mio cavallo per farmi un bel bocchino, si alzò di s**tto e mi mandò molto elegantemente a fare in culo, dicendomi che se volevo un bocchino dovevo prima farle la corte, e non aprirmi la patta come se lei fosse stata l'ultima delle zoccole.Così, fatta la mia bella figura di merda, me ne andai a casa a bocca asciutta e con l'uccello duro che implorava sollievo.A casa non trovai neppure mia sorella che, più grande di me di un paio d'anni e perennemente affamata di cazzo, non mi avrebbe di certo rifiutato di darmi una mano, nel vero senso della parola, a svuotarmi i coglioni.Si, perché lei la mano, quella destra, me la dava spesso; e non mi dava solo quella. Era fidanzata da anni con un torsolo che la voleva portare vergine all'altare, e dato che era ricco come un creso ? suo padre possedeva tre alberghi di lusso sulla costa e altri due in montagna ? lei si atteneva ai desideri del suo promesso sposo, salvo poi tirare rasponi, fare bocchini e farselo mettere nel culo da chiunque le capitasse a tiro, incluso il suo fratellino, ovvero il sottoscritto.Quella sera però non c'era, così dovetti decidere se tenermi il male ai coglioni sperando che rientrasse per cena, o risolvere da solo il piccolo problema sparandomi una ricca sega.Attanagliato dal dubbio, stavo davanti alla porta del cesso indeciso sul da farsi, quand'ecco vedo rientrare mamma, carica delle borse della spesa.Accantonato temporaneamente il mio epocale problema l'ho aiutata a portare le borse in cucina, e mentre le davo una mano a sistemare gli acquisti nel frigo e nella dispensa mi capitò di entrare più volte in contatto con le sue generose e assai appetitose forme, con il risultato di farmi arrapare sempre di più.Come ho già detto faceva un gran caldo, per cui lei indossava solo un leggerissimo straccetto di cotone attraverso il quale io potei, con le mie più o meno involontarie toccate, sentire perfettamente le sue carni ancora sode e fresche nonostante avesse due figli ultra ventenni.Non so se si accorse delle mie toccate, ma di sicuro si accorse dell'erezione che segnava in maniera ridicola i miei calzoni di lino beige.Giovanotto, mi disse tra il serio ed il faceto, abbassa quell'arnese; io non sono una delle tue amichette. Di fronte ad una frase del genere normalmente sarei diventato rosso come un peperone e sarei fuggito in camera mia. Quel tardo pomeriggio, invece, non solo non arrossii e non scappai in camera mia, ma feci ben di peggio.Spinto da non so quale impulso mi avvicinai di più a lei, e prima ancora di potermi rendere conto di quello che stavo per fare, le infilai entrambe le mani dentro la scollatura del vestito e le affondai tra le sue grosse tette.Erano fresche, lisce, sode e piene. Presa alla sprovvista, mia madre parve incapace di reagire, ma dopo un paio di secondi si riprese e mi mollò un tale manrovescio da staccarmi la testa dal collo.Con la guancia che bruciava cercai di scusarmi.Non devi scusarti, mi disse, ma non devi farlo mai più. Sei eccitato, lo vedo dai tuoi calzoni, ma io sono tua madre e non puoi sfogarti con me.Poi, cambiando completamente tono, mi accarezzò dolcemente dove mi aveva colpito.Povero piccolo, mi sussurrò tirandomi a se e stringendomi forte, vorrei tanto poterti aiutare.Nel frattempo però la mia erezione non era per niente calata e quando lei mi strinse dovette per forza sentirla premere contro il suo corpo.Mi aspettai una nuova sfuriata e invece, inaspettatamente, scoppiò a ridere.Non vuole proprio andare giù questo ribelle, mi disse sorridendo riferendosi al mio cazzo duro che puntava contro la sua pancia. Cosa ti è capitato oggi che sei così eccitato, raccontami.Le raccontai di Annetta e di come mi aveva lasciato a bocca asciutta, e prima che il mio racconto fosse terminato sentii la mano di mamma raggiungere quel famoso rigonfiamento che segnava così ridicolmente i miei calzoni e appoggiarcisi sopra.Ricordo che trattenni il fiato: erano anni che aspettavo un momento così e non avevo mai sperato che un giorno si sarebbe potuto avverare.La mano di mamma si era appoggiata sul mio cazzo duro e, attraverso il lino dei calzoni, ora lo stava massaggiando.Nella piccola cucina il silenzio era totale, solo il vecchio orologio a muro faceva udire il suo ticchettio. Quando mi sentii slacciare la cintura e sbottonare la patta credetti di stare sognando, ma quando lei mi abbassò i calzoni facendomeli scendere fino alle caviglie mi resi conto che tutto ciò stava accadendo per davvero.Riprendendo finalmente a respirare mi azzardai ad allungare una mano verso il suo petto e la appoggiai sull'attaccatura del seno.In quel momento i nostri sguardi si incrociarono e in quello di mia madre lessi ciò che avevo sempre desiderato in una donna: era uno sguardo da maiala, uno di quelli sguardi che lo farebbero drizzare anche ad un morto; e nel mio caso, ve lo assicuro, non ce n'era proprio bisogno.Infilai nuovamente le mani nella sua scollatura e le affondai tra i suoi seni proprio mentre lei mi faceva scendere anche i boxer arrotolandoli intorno alle mie caviglie, sopra i calzoni.Dovrai accontentarti delle mie mani, mi sussurrò in un orecchio, dopo avermelo leccato, mentre la sua destra, calda e asciutta, si avvolgeva intorno al mio cazzo duro. Non chiedo di meglio, le risposi.Nonostante poco prima mi avesse ingiunto di non farlo mai più, mamma si lasciò toccare le poppe; mi permise anche di estrarle dal vestito e me le lasciò leccare mentre la sua destra correva veloce sul mio cazzo e la sinistra mi massaggiava delicatamente i coglioni.Adesso mamma te li svuota, mi diceva, senti come sono duri, devono essere pieni da scoppiare, povero caro.Il povero caro, con il viso affondato tra le sue tettone, stava cercando di infilarle le mani tra le cosce, che lei però teneva ben serrate.Sarà stato per via della situazione ? capirai, farsi tirare una sega dalla propria madre non capita tutti i giorni ? ma non avevo mai goduto tanto e il mio cazzo ? inutile dire che era duro come l'acciaio ? aveva preso a colare come mi capita solo quando sto per farmi una super sborrata.Stava colando davvero da fare schifo e mia madre si accorse che stavo per svuotarmi.Stai per venire, vero, mi domandò.Si mamma, sto per venire, e credo che mi farò una sborrata colossale.Stava per rispondermi quando, all'improvviso, sentimmo la porta dell'ingresso aprirsi e udimmo l'inconfondibile voce di mio padre annunciare che era rientrato in anticipo.Colti dal panico restammo per qualche secondo come inebetiti, poi ci riprendemmo e riuscimmo a ricomporci un attimo prima che mio padre si affacciasse alla porta di cucina.Ciao, ci disse sorridendo, cosa stavate combinando voi due? Siete tutti rossi, cosa vi è successo?E' colpa di questo maledetto caldo, rispose prontamente mamma.Hai ragione, oggi è davvero terribile.Quando andai in camera mia riuscivo a malapena a camminare: ce l'avevo duro da scoppiare e i coglioni mi facevano davvero male.Puoi capire, arrivare fino a quel punto e doversi di colpo interrompere, proprio sul più bello, proprio quando mamma era sul punto di farmi sborrare.Per di più mia sorella telefonò annunciando che avrebbe cenato fuori.Vaffanculo, pensai, dovrò proprio finirmi da solo.Prima di andare a letto e spararmi finalmente una bella sega liberatoria provai ad attendere il ritorno di mia sorella, ma evidentemente quella stronza aveva deciso di fare le ore piccole, per cui ci rinunciai e mi diressi verso il bagno per andare a lavarmi i denti e a svuotarmi i miei doloranti coglioni.Ma nel corridoio buio fui intercettato da mamma che, in camicia da notte e a piedi scalzi, mi fece segno di non fare rumore.Tuo padre si è addormentato, mi sussurrò prendendomi per mano e indirizzandomi verso la cucina, senti come russa. Prima di cena abbiamo lasciato a metà una certa cosetta, mi disse ancora chiudendosi dietro le spalle la porta della cucina; non posso certo mandarti a letto in quelle condizioni, aggiunse infine lanciandomi lo stesso sguardo da maiala che le avevo visto un paio d'ore prima.Illuminati solo dalla luce esterna dei lampioni che filtrava attraverso le persiane ci sistemammo in un angolo tra il frigo e la dispensa dove la mamma, senza tanti preamboli, mi abbassò calzoni e mutande e si impossessò con entrambe le mani del mio cazzo duro. Puoi toccarmi, mi disse facendo lentamente scorrere la pelle del cazzo per scoprirne la testa, puoi toccarmi dove vuoi, anche frugarmi tra le cosce.Sotto la camicia da notte non portava nulla e quando le infilai una mano tra le cosce, che lei divaricò immediatamente, la trovai bagnata fradicia.Cosi, con il viso tuffato nel suo seno che mi leccavo, succhiavo e mordicchiavo a più non posso, una mano quasi infilata nella sua bella figona calda e pelosa e l'altra a palpare le sue chiappone tonde e sode, protesi il busto in avanti e mi feci tirare la più bella, ricca e goduriosa sega della mia vita.Mamma ci sapeva davvero fare con le mani e dovetti fare degli sforzi sovrumani per non venire quasi subito, ma quando lei si inginocchiò a terra davanti a me, e dopo avermi lanciato uno sguardo complice si imboccò la mia cappella, non ce la feci proprio più a trattenermi e le scaricai in gola una quantità impressionante di sborra, che lei inghiottì per intero.Accidenti, mi disse ridendo quando si rialzò da terra, ne avevi proprio bisogno. Mi hai quasi soffocata con tutta quella sborra. Ti è piaciuto?Nonostante avessi appena goduto ero ancora discretamente arrapato e invece di risponderle la sollevai come un fuscello e la deposi sul tavolo di cucina.Com'è forte il mio bel giovanottone, mi disse compiaciuta, perché mi hai messa qui? Cosa vorresti fare alla tua mamma?In quella domanda, fatta con voce tremante che tradiva tutto il desiderio di una donna sposata da trent'anni con lo stesso uomo, c'era già la risposta.Scommetto che te la vorresti scopare, mi disse ancora attirandomi a se ed estraendo le poppe dalla camicia da notte, che mi diede da leccare. Glielo vorresti mettere alla tua mamma, dimmi la verità. Glielo vorresti infilare tra le cosce quel tuo bel cazzone lungo e dritto, e magari anche nel culo.Dillo, dillo a mamma quello che le vorresti fare.Ma io non glielo potevo dire perché ero inginocchiato a terra, davanti al tavolo, con il viso affondato tra le sue cosce spalancate intento a farmi una leccata di figa come non mi ero mai fatto prima.Non era certo la prima figa che leccavo, ma nessuna era mai stata così carnosa, così saporita e così sugosa. La feci venire succhiandole il clitoride, un piccolo cazzetto duro che le lavorai a lungo con la lingua e con le labbra. Dovette mordersi le mani per non urlare dal piacere e quando mi rialzai da terra e salii anch'io sul tavolo di cucina lei divaricò le cosce e mi accolse dentro di se.Mettilo, mi disse stringendomi a se, mettilo a mamma che ne ha tanta voglia.E io glielo misi, glielo misi fino ai coglioni sprofondando più che potevo dentro di lei. Glielo misi in tutte le maniere e in tutte le posizioni.Con mamma puoi fare quello che vuoi, mi rispose quando le domandai se potevo metterglielo anche nel culo, e per dimostrarmi la veridicità della sua impegnativa affermazione si sistemò a pecora con il culo ben proteso verso l'alto ed il buchetto rosa che mi occhieggiava invitante.Il babbo, o chi per lui, doveva averla percorsa parecchie volte quella via, dal momento che mi ci infilai senza nessuno sforzo con un solo colpo di reni, fino a quando non sentii i coglioni sbattere contro le sue belle chiappone.Aggrappato alle sue spalle mi piazzai praticamente sopra di lei e me la inculai a lungo scorrendo veloce nei suoi sfinteri caldi e lisci, che mi avvolgevano il cazzo come un guanto di seta. Credo che ti sborrerò nel culo, le dissi quando mi accorsi che ero sul punto di venire.Sborra dove vuoi, piccolo di mamma, l'importante è che tu ti faccia una bella sborrata e che goda tanto.Ero infoiato come una bestia selvaggia, e gli ultimi colpi che le assestai furono davvero violenti, tanto che le domandai se le stessi facendo troppo male.Non ti preoccupare, mi rispose, fatti un bella cavalcata e non darti pensiero per me. Mi piace sentirti affondare con tutto quel vigore nel mio culo, mi piace sentire come me lo rompi.Ormai le ero letteralmente montato in groppa e sembrava che me la stessi davvero cavalcando. Sentivo i coglioni ribollire e la sborra montare. Avrei voluto affondare più in profondità nel suo culo ma ero già a fine corsa, il mio pube era a contatto con le sue chiappe.Mollandole dei tremendi schiaffoni sulle chiappe, sulla schiena e sul viso mi lasciai finalmente andare e sentii la sborra fluire a fiotti dai miei lombi ed allagare i suoi sfinteri.Sto sborrando, mamma, sto sborrando, ti sto sborrando nel culo come a una troia.Sborra, piccolo di mamma, sborra tanto, fammi sentire come mi riempi il culo.Glielo riempii il culo, glielo riempii talmente che quando sfilai il cazzo gocciolante e ancora discretamente duro dovette correre al cesso per svuotarsi gli sfinteri.Prima di darci la buonanotte e rientrare ognuno nella propria camera, mamma volle farmi sborrare ancora una volta.Non succederà mai più, mi disse mentre mi abbassava nuovamente calzoni e mutande e si inginocchiava a terra davanti a me, e desidero che questa notte sia per te indimenticabile.Lo è stata, eccome se lo è stata. Mamma oggi non c'è più, ma il ricordo di quella notte mi accompagnerà per sempre.
04-07-2021, at 02:01 PM
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