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Texas Cousine - erotic horror - parte II

 
Post #1


Texas Cousine - erotic horror - parte IIChiara e Matteo attendevano nella hall del motel, dai pavimenti unticci e dai muri grondanti muffa rossigna. Dietro al bancone apparve, allora, questa donna gigantesca e lardosa, con una veste floreale da cui strabordavano braccia di grasso arrotolato su se stesso, e il collo costellato di verruche, e i denti frastagliati, e un?acconciatura a chignon ben curata.«Sì?» fece lei in inglese, con quella rovina di dentatura da fuori. Chiara, che era già nauseata di suo, ebbe l?impulso a vomitare, quando le arrivò al naso un?alitata di fogna. Si teneva la pancia che ribolliva, e come se non fosse già troppo, le tette tiravano e i capezzoli bruciavano.«Signora, ci ha una camera per noi?» chiese Matteo, nel suo inglese scolastico.«Italiani? Oh, adoro la cucina italiana!»«Sì, bene. Ma? la camera? Mia moglie non si sente bene.»«Oh, certo, certo. Arthur, vieni qui!» strillò con una voce da coccodrillo.Chiara si stringeva la pancia con entrambe le braccia, e le partì un piccolo soffio più che altro rumoroso. La donnona scoppiò a ridere. «Serve bagno, eh?» e Matteo era arrossito come un coyote, giustificandosi che la moglie stesse male.Li raggiunse questo tizio con la testa allungata che sembrava un pallone da rugby, orecchie a sventola così ampie che avrebbe potuto usarle come vela nelle giornate di vento, e dentatura cavallina, con uno spazio tra gli incisivi abbastanza ampio da poterci incastrare un sigaro cubano.«Ciao?» fece Arthur, lingua tra gli incisivi.«Mettili nella 17.» ordinò la donna, consegnando allo sgorbio una chiave unta di grasso.Proprio in quel momento, i nodi che Matteo aveva fatto alla salopette di Chiara decisero di saltare via, e la salopette calò come un sipario, dando inizio allo spettacolo che erano quelle due mammelle gonfie e irritate; la pelle intorno ai capezzoli si arrossata al punto che si confondevano con le areole. Chiara cominciò a saltellare, nascondendosi con le braccia, e Matteo impazzò tentando a sua volta di agguantarle, ma afferrano quella sinistra senza cura, fece strillare Chiara, e uno schizzo di latte finì con violenza sul naso dilatato di Arthur, che se lo leccò via con una lingua di lucertola.A Matteo parve che anche la zia si fosse leccata le labbra.«Scusate, scusate ? fece Matteo in affanno ? è che sta davvero poco bene.» La donnona mollo un ceffone allo sgorbio e gli intimò di muoversi, e di stare a disposizione della signorina per qualunque cosa avesse bisogno. «Ho un cugino medico che lavora per me ? disse la donnona, che li accompagnò fino alle scale ? si accerta che gli a****li che macelliamo siano in salute.»«Ma allora è un veterinario.»«No, no, è proprio un medico.»Arturo accompagnò gli sposini al piano di sopra, nella stanza 17, muri altrettanto ammuffiti e letto matrimoniale che puzzava di pesce. Il grande specchio di fronte al letto era opaco e pieno di ragnatele di crepe che ne deformavano le immagini. Dormire tra quelle mura sarebbe stato un atto di fede, ma Chiara si sentiva così male che avrebbe dormito ovunque, anche in una stalla, pensò. Dall?esterno proveniva un violento sferragliare e il rombo di un motore impazzito.«Che sta succedendo là fuori?» domandò Chiara.«Mio fratello sta giocando.»«Sembra una motosega.»«Lui si diverte così. A cena che volete mangiare?»«Siamo a posto così, grazie» e Matteo chiuse la porta in faccia a quell?individuo da incubo. Eppure sentiva il bisogno di andare in bagno e masturbarsi, perché nel momento in cui le tette di Chiara erano balzate fuori aveva avuto una mezza erezione, che era diventata completa quando era schizzato il latte in faccia ad Arthur. L?immagine di quel mutante attaccato ai capezzoli induriti di Chiara lo mandava a fuoco, e aveva bisogno di scaricarsi, e poi di chiedere perdono al Signore per quei pensieri così impuri. Sua moglie doveva essere l?angelo del paradiso domestico, non carne da girone infernale.Nel bagno si era già infilata Chiara, e vi si era chiusa. Matteo si stese sul letto e si massaggiò il pene, schiavo dell?immagine perversa e mortificante di poco prima; vedeva davanti a sé Chiara, immobilizzata al palo come una martire, le sue grosse tette legate insieme, viola, sul punto di esplodere, e la lingua da serpe di quell?Arthur sul capezzolo che eruttava colostro giallognolo. «Matteo, ma è incredibile! ? gridava lei dal bagno ? Avrò messo su almeno una taglia.»«Se, se, se» biascicò Matteo dall?altra stanza. Per distrarsi, si era messo a smanettare col cellulare, che si rifiutava di connettersi a una linea, così da poter contattare un carro attrezzi. Matteo voleva rimanere il quel motel disgustoso il meno possibile, e magari andare via già al mattino. Però il cellulare rimaneva sordo e muto. Stava per sbriciolarlo tra le dita, quando sentì Chiara strillare in bagno, e accorse: spalancò la porta e la trovò con la salopette abbassata fino all?ombelico; si spremeva i capezzoli tra anulare e medio, e due rivoli biancastri fiottavano sottili sullo specchio. «Dio mio, Matteo, guarda che roba!»Il latte schizzò sulla camicia di Matteo. «Oh, e punta quei così da un?altra parte!»«Sono incinta!»«No che non sei incinta! Guarda come sono rosse ? disse Matteo, pulendosi la maglietta ? devono essere stati tutti gli ormoni che hai mandato giù.»«Mi fanno un male cane!»«Cerca di resistere. Domani andremo all?ospedale.»«La signora ha detto che conosce un dottore.»«Senti, cerchiamo di stare con quella gente il meno possibile ? la ammonì lei, poi le indicò le poppe e aggiunse: ? E per favore, copriti e non mi distrarre.»Poco dopo, Matteo decise di scendere e cercare campo all?aperto. Chiara preferì rimanere su quel letto dall?odore atroce, libera dal reggiseno, con le tette che prendevano aria penzolando ai lati del costato. Di tanto in tanto, una mosca atterrava sui tubercoli del capezzolo, richiamato dal profumo del latte, o piuttosto dalla puzza delle lenzuola. Il televisore, che funziona a tratta, trasmetteva solo un canale sul quale passavano un film horror di serie zeta: una coppia di sposini si perde nel nulla e viene accolta nella casa di una famiglia redneck, che in realtà sono dei cannibali e hanno intenzione di banchettare con le loro ossa. Chiara resistette fino alla scena in cui ammanettavano per i polsi la protagonista a un tubo, e uno dei cannibali le tagliava la pancia all?altezza dell?ombelico con una motosega. Spense sulla faccia della donna in preda al terrore, e coi peli della nuca elettrificati, se ne andò alla porta; la pervadeva un torpore che si dipanava dal seno per il resto del corpo, così decise di farsi una passeggiata da quelle parti, per far circolare un po? il sangue. Mise una maglietta (ma era così gonfia che a malapena la maglia le arrivava sotto le costole), infilò le ciabatte, e scese di sotto.Di nuovo, lo sferragliare della motosega che proveniva da una rimessa adiacente al motel, proprio sotto la finestra della loro stanza. L?aria era pregna di aroma metallico, e che una debole luce andava e veniva. Si avvicinò, sbirciò dentro e bussò sulla saracinesca. «È permesso?»Dal cofano sventrato di una berlina arrugginita fece capolino il mezzo busto di un ragazzo bruno, capelli ricci e baffoni a spazzola, testa a forma d?uovo storto, un occhio più in alto dell?altro e la lingua a penzoloni. «Uh?»«Ma lei, per caso, è un meccanico?»«Uh...»«Col mio fidanzato abbiamo avuto un piccolo incidente con l'auto, qua vicino ? cercò di farsi capire lei, che non era mai brillata in inglese, a scuola ? e abbiamo il motore fuori uso. Non è che potrebbe darci un?occhiata?»Il tizio a forma d?uovo venuto male si leccò le labbra. «Uhm?» muggì, e venne fuori dal cofano, dove era potuto entrare per intero, perché era alto poco più di un metro, ma aveva il torso largo come quello di un culturista fanatico; era più largo che alto, e Chiara non riuscire a trattenere uno di quei sorrisini dei suoi.«Uh!» fece il nanerottolo infastidito.«Scusa, po' di singhiozzo. È che non mi sento molto bene.»«Uh?»«Secondo me sono incinta, ma il mio fidanzato dice di no.»«Oh, uhm uhm...»«Va be? ? fece lei col sorrisetto imbarazzato ? ci vediamo, eh.»Uscita di fuori, Chiara sbirciò nella rimessa: il nano deforme aveva preso una sega a motore e l?aveva portata all?altezza dell?inguine, poi l?aveva attivata e si era scagliato contro la macchina, che penetrò dalla parte posteriore. Le scintille schizzavano da tutte le parti, e lui grugniva e agitava la testa come una rockstar venuta male. Sembrava che segare in due la carrozzeria di quella macchina gli provocasse un piacere quasi sessuale.«Non immagino cosa combinerebbe a una donna? o a un uomo.»
05-10-2021, at 08:00 PM
Alıntı
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